È il giovedì santo, giorno in cui il “sepolcro” della Chiesa di Santa Chiara viene esposto alle preghiere dei fedeli e dei “Pappamusci”, i pellegrini incappucciati e scalzi che percorrono le vie della città facendo visita ai “sepolcri” delle chiese.
Dopo che per anni il fondale del sepolcro è stato dipinto dallo stimato prof. Egidio Saracino, ho ricevuto dalla Confraternita dell’Orazione e Morte di Francavilla Fontana, l’onore e l’onere di occuparmi della realizzazione di quel dipinto che da bambino, entrando nella cappella che lo custodisce, andavo a scrutare, cercando di carpirne gli aspetti tecnici e compositivi. Mi chiedevo se un giorno avrei mai avuto la possibilità di superare me stesso in quella che consideravo una sfida, e così è stato. Dal primo stato di ansia sono passato subito a valutare tutti gli aspetti compositivi e percettivi dell’opera, pensando già ai modelli da impiegare per rappresentare la famiglia oggetto del dipinto.
La chiave della composizione è la luce proveniente dal sole calante, simbolo delle morte di Cristo, che proietta prima l’ombra della croce, poi quella della famiglia sul sentiero che conduce al monte Calvario e da cui nel mezzo dei bambini germoglia un fiore, simbolo di morte e resurrezione. Il seme caduto sul terreno rinasce a nuova vita.
Il contrasto tra le figure in contro luce ed il paesaggio, aumenta la profondità percettiva dell’osservatore e lo invita a prenderne parte, percorrendo quel sentiero carico di speranza e rinascita.
Il padre indica la giusta via a sua figlia che tiene per mano, la quale insicura dell’invito, trova rassicurazione nella sguardo rasserenante della madre, che a sua volta tiene per mano suo figlio, che invece risponde con decisione all’invito del padre.
La coralità compositiva delle figure è inserita in un paesaggio in cui sono inserite piante e fiori selvatici del territorio salentino, fortemente legati alla cultura popolare e religiosa.
Dal giovedì Santo pomeriggio a venerdì Santo mattina è stato esposto il sepolcro. Ora so cosa vuol dire essere sul serio in ansia. Il timore di non essere all’altezza, la curiosità di vedere la reazione dei fedeli, non mi facevano sentire la fame. Tutto è passato, o quasi, quando ho visto le migliaia di persone, emozionarsi facendo intravedere un sorriso. Ho raggiunto il mio obiettivo, trasmettere serenità e positività durante il momento della preghiera.
Un ringraziamento speciale alla Confraternita dell’Orazione e Morte che ha creduto in me e nel mio lavoro, poi ai modelli di una domenica pomeriggio, Emanuele Balestra, Nathalie Capuano, Stella Balestra ed Emanuele Bianco, ed infine un grazie alla maestra Rita Pozzessere per tutti i caffè offerti prima di scendere giù a dipingere, secondo lei mi hanno aiutato ad andare più veloce nell’esecuzione, secondo me no!
Ciao e alla prossima.