Donato Della Porta, giovane francavillese partigiano, il 9 dicembre 1944, sacrifica la propria vita di 22 anni nel tentativo di salvare altri cinque compagni, con i quali viene scoperto presso una baita di Baulè, località di Saviore dell’Adamello in provincia di Brescia.
Nel murales viene ricordato il luogo del sacrificio, la baita, e la sua terra d’origine, con un ulivo in primo piano e all’orizzonte Francavilla Fontana. Il suo ritratto, al centro della composizione lega i due paesaggi ai quali lui era molto legato, per motivi ideologici da un lato e affettivi dall’altro.
Il lato posteriore del muro, rivolto al parco, riporta un estratto del discorso sulla Costituzione di Pietro Calamandrei, per evidenziare l’importanza del sacrificio di Donato e di altri migliaia di ragazzi, i quali hanno dettato le basi per la società civile e libera d’oggi.
La storia nel dettaglio
Donato della Porta, giovane partigiano francavillese appartenente alla 54° Brigata Garibaldi, il 9 dicembre 1944 ha sacrificato la propria vita nel tentativo di salvare quella di altri compagni.
La sera dell’8 dicembre, presso la Baita di Baulè, località di Saviore dell’Adamello in provincia di Brescia, stanziava Donato con altri cinque partigiani. Era il tardo pomeriggio e un ragazzo di Grevo, Lodovico Tosini, in servizio nei reparti della SS italiana, recatosi sui monti di Cevo per scrutare i ribelli, viene da loro catturato. Data la sua giovane età, gli viene risparmiata la vita, e, invece di ringraziare la sorte benigna, il giovane milite corse difilato al presidio della Guardia Nazionale Repubblicana di Capo di Monte, raccontando di essere appena sfuggito ai fuorilegge e di conoscerne il rifugio. In nottata il maggiore Spadini e il comandante del presidio germanico di Breno allestirono un rastrellamento, guidato dal Tosini.
Alle ore 7 del 9 dicembre la baita fu circondata da una cinquantina di militi. I sei garibaldini si trovarono in trappola senza vie d’uscita, la baita poco si prestava alla difesa, ma i partigiani decisero di respingere le intimazioni di resa e s’ingaggiò una furibonda sparatoria durata circa quattro ore. I fascisti richiesero rinforzi e poi, strisciando dal lato a monte, che i difensori non riuscivano bene a controllare data la mancanza di finestre, avevano scostato alcune tegole, dando fuoco alla cascina. Donato, con l’dea di salvare gli altri partigiani, uscì fuori gridando di essere il comandante del gruppo. Fu subito colpito a morte accasciandosi nella neve alta mezzo metro.
Degli altri compagni, Mekertich Dashetojan e Zimmerwald Martinelli, dopo essersi battuti sino allo stremo delle forze, scelsero di suicidarsi per non cadere in mano nemica. Ricchiulli e Trini furono assegnati nell’organizzazione germanica del lavoro Todt, scampando alla condanna capitale; Jarani fu trattenuto e di seguito ucciso dai tedeschi.
Il parroco don Francesco Sisti, tentò di soccorrere Donato che rantolante fu trasportato nella canonica di Valle, dopo atroci ore di patimenti, il garibaldino spirò sul tavolo della cucina.
Qualche anno dopo, il ragazzo che li aveva traditi, pentito e distrutto dal rimorso, deciderà di entrare in convento.
In quei lunghi istanti di straziante agonia, Donato ebbe pienamente consapevolezza di aver donato la vita per un grande ideale. Lo confortò la profonda speranza d’aver offerto la propria esistenza per un futuro di libertà e giustizia.
Il sangue di un giovane del Sud seminò libertà sulle montagne bresciane. Nel suo cielo non sorrisero più i volti amati, ma un giorno le ali della memoria eterna riporteranno a casa un eroe.
La salma di Donato Della Porta viene riportata a Francavilla il 16 ottobre 1945 e collocata nel campo dei caduti in guerra. Oggi riposa nella cappella di famiglia.
Da “Sulle ali della memoria, l’eroe partigiano Donato della Porta” di Alessandro Rodia, Artebaria Edizioni, 2014
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